mercoledì 7 giugno 2017

La biografia a fumetti di Jane Austen.

BuonGiorno Lettori!
Oggi vi parlo di un libro che ho avuto modo di conoscere girovagando per gli stand di Tempo di Libri, la fiera dell’editoria 
di cui vi ho parlato qui. Sono stata attratta dalla colorata copertina e dal titolo, ovviamente! Mi è sembrata una bella idea, parlare di Jane Austen attraverso immagini, vignette e pensieri sparsi.


Jane Austen
Manuela Santoni
Pubblicato da Becco Giallo, 2016
Film: Io, Jane Austen
(Jane Austen regrets)

Jane Austen, ormai prossima alla morte, a soli 42 anni, ricorda la sua infanzia di bambina cresciuta in mezzo ai libri, poco incline alle maniere consoni alle dame dellepoca, ma incredibilmente dotata come narratrice. La scrittura e i libri sono tutta la sua vita, pari forse solo allamore per il giovane Tom Lefroy.


Leggere questa graphic novel è un viaggio nella memoria della scrittrice: siamo nella Winchester del 1817, dove una malata Jane Austen sta scrivendo una lettera all’amata sorella. 
Cassandra, ti ricordi di quando eravamo piccole?
Inizia un lungo flashback, durante il quale conosciamo una Jane un po' maldestra, non molto brava a suonare il pianoforte o a ricamare, perché la sua passione è la lettura. Leggeva in ogni momento libero, di nascosto, soprattutto di notte. 

Come abbiamo imparato molto bene dai suoi romanzi, per le ragazze del 18°-19° secolo, i balli erano una delle poche occasioni di divertimento e l’unica possibilità di stringere nuove amicizie. Anche Jane ne era molto attratta, ma pian piano scopre che la scrittura la diverte ancora di più. Allietando le serate in famiglia attraverso la lettura dei suoi scritti, diventa ben presto la “scrittrice di casa”. 

Durante queste letture, Jane vede un volto nuovo tra il suo pubblico, apparentemente distratto: è così che viene introdotto Tom Lefroy. Si presenta come un giovane molto critico verso Jane, ma in realtà la sua sottile ironia spinge la “scrittrice in erba” a scrivere pagine e pagine, a migliorarsi, in fondo! Così inizia la storia che Manuela Santoni ha immaginato per Jane e Tom. Non ci sono fonti certe al riguardo, ma si suppone che, nonostante lattrazione reciproca, le precarie situazioni economiche di entrambi hanno impedito la loro unione. Tanti libri e film, primo fra tutti Becoming Jane, ne hanno parlato: a noi non resta altro che immaginare e chiedersi come questo matrimonio avrebbe influito sulla brillante carriera di Jane. 

Ritratti di Tom e Jane
Ho apprezzato il taglio che Manuela Santoni ha dato alle sue illustrazioni: immagini in bianco e nero, molto semplici ma che ben si adattano a una storia ambientata nell’Ottocento. Ha creato una giovane Jane arguta, ironica e intraprendente, a cui ha attributo qualche caratteristica di ognuna delle sue eroine. Il saggio finale, a cura di Mara Barbuni, ha completato il volume con una dettagliata biografia e un accenno ai sei romanzi più famosi, facendone un’analisi attenta e puntuale.




Ho visto il film Io, Jane Austen grazie al ciclo Period Drama che TV2000 sta trasmettendo il lunedì sera.  Nonostante sia incentrato sul rapporto tra Jane e Tom, ho deciso di non fare riferimento al già citato, già visto e più ovvio Becoming Jane: è un bel film, ma ho preferito scegliere l’altro per via di un’analogia con il fumetto.

Hathaway e McAvoy , Becoming Jane, 2007
Olivia Williams - Jane Austen
Io, Jane Austen è stato pensato come un ricordo di giovinezza, attraverso la vita dell’amata nipote Fanny e le lunghe lettere scritte a Cassandra. Jane si è sempre reputata una donna felice e soddisfatta di avere la scrittura come marito, ma le certezze scricchiolano quando, all’età di 40 anni, cerca di aiutare la nipote, orfana di madre, nella difficile scelta di trovare marito. Attraverso le indecisioni, paure e insicurezze della ragazza, Jane ricorda la sua proposta ricevuta da un ricco proprietario terriero, rifiutata nonostante potesse cambiarle notevolmente la vita, o l’incontro con un affascinante dottore.

Williams e Poots - Jane e Fanny
Le riflessioni su come sarebbe stata la sua vita e di riflesso quella della madre e di Cassandra, accompagnano tutto il film, facendo intendere che anche Jane Austen ha avuto qualche rimpianto. Il rimpianto come Leitmotiv del film: non capisco, quindi, la necessità di dover modificare il titolo originario Miss Austen regrets, in favore di uno più blando e banale per la versione italiana.

Ciò che ho apprezzato di più sono state le scene finali: è palpabile la tristezza della sorella Cassandra (Greta Scacchi) che, esaudendo l’ultima volontà di Jane, brucia la loro corrispondenza: la solitudine della donna davanti al camino e il fuoco che strappa via anche l’ultima presenza possibile dell’amata sorella sono davvero toccanti. L’inquadratura si ferma su un dettaglio: un saluto, un addio che Jane fa agli spettatori e soprattutto ai suoi numerosissimi lettori. 





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